Compositori

Gaetano Donizetti

Voce
Orchestra
Mixed chorus
Pianoforte
Tenore
Soprano
Basso
A quattro mani
Alto
Violino
Musica sacra
Opere
Canzone
Messa
Sacred songs
Salmi
Sacred choruses
Choruses
Opera comica
Lyric tragedies
per popolarità

A

AdeliaAlfredo il GrandeAlina, regina di GolcondaAllegro for Piano Four-Hands in E major, A 555Allegro in C major, A 561Amis courons chercher la gloire, In.466Amor, mio nume, In.242Amour jaloux, A 311Anna BolenaAsperges me, A 695Ave Maria

B

Beatus virBelisarioBetlyBuondelmonte

C

Cantata per le nozze di Ferdinando I d'AustriaCanto accompagnatorio, A 709Caterina CornaroChanson turqueChe avvenne, che fu, A 101Che cangi tempra, A 402Clarinet ConcertinoClarinet Study in B-flat major, A 516Collezione di canzonette, A 162-170Combien la nuit est longue, In.480Credidi, A 648Credo breveCredo in C major (Credo in do maggiore)Credo in E-flat majorCredo, A 585Credo, A 602Cum Sancto Spiritu in C minorCum Sancto Spiritu in D major, IGD 117Cum Sancto Spiritu in D major, IGD 118Cum Sancto Spiritu, A 584

D

Dalla Francia un saluto t'invia, In.255De torrenteDecora lux, In.151Dies irae, A 691Dixit DominusDixit Dominus, In.122Docebo, A 704Dom SébastienDomine ad adjuvandum, In.126Domine Deus in E-flat majorDomine Deus, A 581Domine DominusDominus a dextris, In.132Dominus a dextris, In.133Don PasqualeDonizetti per camera, A 171-182

E

Elisabetta al castello di KenilworthElvidaEmilia di LiverpoolEnglish Horn Concertino, A 459Et vitam venturi, A 710

F

FaustaFaut-il renfermer dans mon âme, A 317Flute Sonata, A 503Francesca di FoixFugue for 4 Voices, A 712 No.1Fugue for 4 Voices, A 712 No.2Fugue for 4 Voices, A 712 No.3Fugue for 4 Voices, A 716Fugue for 4 Voices, A 717Fugue for 4 Voices, A 718Fugue for 5 Voices, A 713Fugue for 5 Voices, A 714Fugue for 5 Voices, A 719Fugue for 6 Voices, A 715Fugue, In.660

G

Gabriella di VergyGemma di VergyGià dell'avita gloriaGianni di CalaisGianni di ParigiGloria al Dio dei nostri padri, In.136Gloria in excelsis in C majorGloria in excelsis, A 587Gloria in excelsis, A 606aGloria in excelsis, In.142Gloria Patri et Sicut eratGloria Patri in E majorGloria Patri in E-flat majorGloria Patri in F majorGloria, A 617Godi diletta ingrata, A 408

I

I pazzi per progettoIl borgomastro di SaardamIl campanelloIl conte Ugolino, In.371Il diluvio universaleIl duca d'AlbaIl fortunato ingannoIl furioso all'isola di San DomingoIl genio, A 558Il giovedì grassoIl pariaIl sospiro del gondolieroImelda de' LambertazziIn gloria Dei Patris, A 711Isabella, ormai mi rendi, A 112Iste confessor, In.152

K

Kyrie in D minor (Kyrie in re minore)Kyrie in D minor, In.169Kyrie in E major, IGD 130Kyrie in E major, IGD 131Kyrie in F major (Kyrie in fa maggiore)Kyrie No.2, In.160Kyrie, A 614

L

La bella prigioniera, A 15La favoritaLa figlia del reggimentoLa lontananza, A 559La prière, A 424La romanziera e l'uomo neroLa zingaraL'ajo nell'imbarazzoL'amor funesto, A 286Larghetto and Allegro, A 508Largo, A 502L'assedio di CalaisL'assunzione di Maria Vergine, A 685Laudamus et Gratias in G majorLaudamus et Gratias, A 620Laudamus, A 596Laudate pueri, A 646Laudate pueri, A 647Le convenienze ed inconveniente teatraliLe départ pour la chasse, A 291Le petit joueur de harpe, A 358L'elisir d'amoreLes martyrsL'esule di RomaL'inaspettata, A 562Linda di ChamounixLucia di LammermoorLucrezia Borgia

M

Magnificat, A 652Malvina, In.404Marcia lugubre, A 563Maria de RudenzMaria di RohanMaria PadillaMaria StuardaMarie enfin quitte l'ouvrage, In.515Marin FalieroMatinée musicale, A 208-217Messa di Gloria e Credo, A 606Mi lasci? Si, A 409Miserere mei Deus, A 693Miserere, A 703

N

Ne proicias me, A 697Nisi Dominus, A 650Nuits d'été à Pausilippe, A 183-194

O

O filles que l'ennui chagrine, A 357Oboe Sonata, A 504On vous a peint l'amour, A 363Or che la notte invita, In.529Oro supplex, A 708Otto mesi in due oreOui, je sais votre indifférence, A 364Ouvertures pour piano à 4 mains (Aperture per pianoforte a 4 mani)

P

Parafrasi del Christus, A 675Parisina d'EstePastorale, A 531Per valli, per boschi, A 413Perché mai Nigella amata, In.533Perché quell'alma ingrata, A 108Pia de' TolomeiPlus ne m'est rien, A 371Polacca, A 564PoliutoPourquoi me dire qu'il vous aime, A 372Preces meae, A 707Presto, A 532

Q

Quand un soupçon mortel, In.546Questo è il suolo, In.550Qui sedes et Quoniam, A 591Qui sedes et Quoniam, A 600Qui sedes, A 583Qui tollis in B-flat majorQui tollis in E majorQui tollis, A 590Qui tollis, A 621Quoniam ad te

R

RequiemRitaRoberto DevereuxRondò, A 533Rosmonda d'Inghilterra

S

Sacrificium, A 706Sacro è il dolore, In.291Saffo, A 146Salve Regina, A 678Sancia di CastigliaScherzo, A 497Se mai turbo il tuo riposo, A 416Se tu non vedi tutto il mio cor, In.562Sicut erat in C major, IGD 132Sicut erat in C major, In.227Sinfonia for Piano Four-Hands in D majorSinfonia for Piano Four-Hands in D minor, A 565Sinfonia for Piano in A major, A 540Sinfonia for Piano in D major, A 539Sinfonia for Winds in G minor, A 509Sinfonia in C minorSinfonia in D minor, A 443Sinfonia, A 445Soirées d’automne à l'Infrascata, A 195-200Sonata for Piano Four-Hands in A minor, A 572Sonata for Piano Four-Hands in C major, A 567Sonata for Piano Four-Hands in D major, A 568Sonata for Piano Four-Hands in D major, A 569Sonata for Piano Four-Hands in F major 'Suonata a 4 sanfe', A 571Sonata for Piano Four-Hands in F major, A 566Sonata for Piano Four-Hands in F minor ' La solita suonata', A 570Sorgesti alfine, aurora, A 391String Quartet No.18, A 482String Quintet

T

Taci, tu cerchi indarno difesa, A 110Tantum ergo, A 667Tecum principium, In.234Ti sento, sospiri, A 387Ti sovvenga amato bene, A 99Tibi soli, A 694Torquato TassoTrio, A 507Tuba mirum, A 692

U

Ugo, Conte di ParigiUn capriccio in sinfonia, In.681Un hiver à Paris, A 201-207Un rêve de bonheur, A 362Una vergine donzella, A 396

V

Viola ConcertoViolin Sonata, A 496Vous dont le coeur

W

Waltz for Piano Four-Hands, A 574Waltz 'Invito', In.666
Wikipedia
Gaetano Domenico Maria Donizetti (Bergamo, 29 novembre 1797 – Bergamo, 8 aprile 1848) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento.
Scrisse poco meno di settanta opere oltre a numerose composizioni di musica sacra e da camera. Le opere di Donizetti oggi più sovente rappresentate nei teatri di tutto il mondo sono L'elisir d'amore, Lucia di Lammermoor e Don Pasquale. Con frequenza sono allestite anche La fille du régiment, La Favorite, Maria Stuarda, Anna Bolena, Lucrezia Borgia, Roberto Devereux e Linda di Chamounix.
Nato a Bergamo il 29 novembre 1797 da una famiglia di umile condizione e molto povera (padre guardiano al Monte dei Pegni e madre tessitrice) – così come il fratello Giuseppe, anch'egli futuro compositore, fu ammesso a frequentare (1806-1815) le "lezioni caritatevoli" di musica tenute da Giovanni Simone (Johann Simon) Mayr, Francesco Salari e Antonio Gonzales, nella scuola caritatevole di musica – dalla quale deriva l'attuale Istituto Superiore di Studi Musicali "Gaetano Donizetti" (il conservatorio di Bergamo). Dimostrò ben presto un talento notevole, riuscendo a rimediare alla modesta qualità della voce (era necessario svolgere egregiamente il servizio di cantore per poter proseguire i corsi gratuiti) con i progressi nello studio della musica. Conobbe Vincenzo Bellini e ne scrisse alla morte la messa da requiem, che venne eseguita per la prima volta solo nel 1870 nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Fu proprio Mayr ad aprire all'allievo prediletto le possibilità di successo, curandone prima la formazione e affidandolo poi alle cure di Stanislao Mattei. A Bologna, dove proseguì gli studi musicali, Donizetti scrisse la sua prima opera teatrale, Il Pigmalione, che sarà rappresentata postuma, e interessanti composizioni strumentali e sacre. Qui, fra gli altri amici, ebbe modo di legarsi al musicista e patriota Piero Maroncelli, forlivese.
Ancora il maestro Mayr, insieme all'amico Bartolomeo Merelli, gli procurò la prima scrittura per un'opera al Teatro San Luca di Venezia, l'Enrico di Borgogna, che andò in scena il 14 novembre 1818.
Conclusa l'esperienza veneziana, il compositore fu a Roma, presso l'impresario Paterni, come sostituto del Mayr. Sul libretto poco felice del Merelli ( Donizetti lo avrebbe definito "una gran cagnara"), scrisse la Zoraida di Granata, che sarebbe comunque stata riveduta due anni dopo, con l'aiuto di Ferretti. Al termine dell'opera si recò a Napoli, per sovrintendere all'esecuzione dell'Atalia di Mayr, oratorio diretto da Gioachino Rossini.
In seguito alla fuga del direttore con Isabella Colbran, l'impresario Barbaja assunse Donizetti, che esordì il 12 maggio del 1822 con La zingara, opera semiseria su libretto del Tottola. In sala era presente Vincenzo Bellini, che rimase ammirato dalla scrittura contrappuntistica del settimino, ma che in seguito non ricambiò la stima profonda che il Donizetti aveva per lui.
Questo periodo fu caratterizzato dalle numerose farse. La lettera anonima, andata in scena nel giugno del 1822 al Teatro del Fondo, attirò l'attenzione della critica, che apprezzò la padronanza con cui il Donizetti aveva affrontato il genere buffo napoletano.
Il contratto col Barbaja lo impegnò per quattro opere l'anno. Sùbito dopo la rappresentazione dell'Alfredo il Grande, egli mise mano al Fortunato inganno, satira teatrale ispirata ai precedenti di Benedetto Marcello (Il teatro alla moda, 1720) e di Carlo Goldoni (Il teatro comico, 1750), che fu per Donizetti un esercizio preparatorio per Le convenienze e le inconvenienze teatrali, del 1827, in parte già accennato anche nel personaggio di Flagiolet della Lettera anonima.
Il libretto di quest'opera fu il primo che il Donizetti scrisse da sé. Il compositore aveva avuto un periodo di crisi, che superò grazie alla collaborazione di Jacopo Ferretti, il quale lo aiutò a delineare uno stile personale. L'amicizia e la collaborazione professionale col Ferretti durarono a lungo, destando in lui il gusto per la parola e rassicurandolo sulla possibilità di scrivere libretti anche da sé.
Negli stessi anni dovette preoccuparsi del mantenimento della moglie Virginia Vasselli, sposata nel 1828, ed ebbe il dolore della perdita del figlio primogenito. La produzione fu talvolta un po' convenzionale.
Fu nel 1830, con l’Anna Bolena, scritta in soli trenta giorni per il Teatro Carcano di Milano, che Donizetti ebbe il primo grande successo internazionale, mostrando una piena maturità artistica. Particolare curioso: dopo il successo dell'Anna Bolena, il Mayr gli si rivolse chiamandolo "maestro". Il rapporto di affetto e stima tra i due compositori rimase saldo fino alla morte.
Di qui in poi, la vita professionale del Donizetti proseguì a gonfie vele, anche se non mancarono i fiaschi, intrecciati a vicende familiari che non gli risparmiarono nessun dolore, spesso proprio nei momenti di maggior gloria e successo.
Il 31 luglio 1830 vi fu la prima assoluta della cantata Il ritorno desiderato, per il testo di Domenico Gilardoni con Luigia Boccabadati, Antonio Tamburini e Luigi Lablache al Teatro San Carlo di Napoli.
Nel 1832, dopo l'insuccesso dell'Ugo, conte di Parigi, il pubblico milanese del Teatro della Cannobiana (l'odierno Teatro Lirico) applaudì L'elisir d'amore, su libretto di Felice Romani, da una commedia di Eugène Scribe. L'anno successivo, sempre a Milano, fu presentata con successo la Lucrezia Borgia, per la quale il Donizetti previde una nuova disposizione dell'orchestra, quella a cui si ricorre ancor oggi, con gli archi disposti a semicerchio davanti al podio. È invece del 1834 l'opera Rosmonda d'Inghilterra su libretto di Felice Romani, rappresentata per la prima volta a Firenze il 27 febbraio di quell'anno.
Ricevette poi da Gioacchino Rossini l'invito a scrivere un'opera per il Théâtre des Italiens di Parigi: nacque così il Marin Faliero, su libretto del Bidera (da Byron), risistemato dal Ruffini, che andò in scena il 12 marzo 1835, ma senza successo.
Erano passati due mesi dalla rappresentazione dei Puritani di Vincenzo Bellini, quando la "prima" della Lucia di Lammermoor ripropose la competizione milanese del 1832 fra la Fausta e la Norma. La stima fra Bellini e Donizetti non fu affatto reciproca: il primo non risparmiò critiche feroci al secondo, che invece ammirò sempre la musica del catanese (Bellini morì in quell'anno e Donizetti scrisse per lui una Messa di Requiem).
Al Teatro San Carlo di Napoli, di cui fu direttore artistico dal 1822 al 1838, Donizetti presentò ben diciassette opere in prima esecuzione, fra cui il suo capolavoro, la Lucia di Lammermoor. La prima della Lucia, su versi di Salvadore Cammarano, fu un trionfo. Il capolavoro di Donizetti non fa eccezione: anch'esso fu scritto in tempi ristrettissimi (trentasei giorni). L'anno seguente il Belisario fu applaudito alla Fenice, ma l'anno fu funestato dalla morte del padre, della madre e della seconda figlia. Due anni dopo sarebbero mancate anche la terza figlia e la moglie, che morì di colera il 30 luglio 1837.
La sua tristezza traspare chiaramente dalle lettere inviate al cognato e intimo amico Antonio "Toto" Vasselli. Solo una settimana dopo la morte della moglie, Donizetti scrive a Toto:
«Oh! Toto mio, Toto mio, Toto mio, fa che il mio dolore trovi un’eco nel tuo, perché ho bisogno di chi mi comprenda. Io sarò infelice eternamente. Non scacciarmi, pensa che siamo soli sulla terra. Oh, Toto, Toto, scrivimi per carità, per amore del tuo / Gaetano»
Furono momenti di sconforto totale («Senza padre, senza madre, senza moglie, senza figli... per chi lavoro dunque ? ... Tutto, tutto ho perduto»), ma Donizetti non smise mai di lavorare, componendo in questi anni sia opere buffe sia drammi romantici, come il Roberto Devereux e la Maria de Rudenz.
Presto Donizetti decise di lasciare Napoli: i problemi con la censura per il Poliuto (che alla fine non andò in scena, e fu rappresentato solo dopo la morte del compositore) e la mancata nomina a direttore del conservatorio (di cui era direttore effettivo) sicuramente lo confermarono nei suoi propositi; nell'ottobre del 1838 egli era già a Parigi. Qui era ad accoglierlo l'amico Michele Accursi, spia pontificia, che aveva anche lavorato per favorirne la venuta.
In quegli anni le sue opere furono rappresentate ovunque, sia in traduzione sia in lingua originale, presso il Théâtre des Italiens. Scrisse La fille du régiment, che esordì all'Opéra comique nel febbraio del 1840, e preparò una versione francese del Poliuto, intitolata Les martyrs.
L'ambiente parigino, dove si era temporaneamente trasferito, fu certo foriero di successi e di entusiasmi, ma non scevro di difficoltà e frizioni, soprattutto con l'apparato teatrale e operistico del luogo. All'amico Tommaso Persico scriveva così, nel periodo in cui metteva in scena Les martyrs:
«Immaginati ora come sto io, che soffro di nervi orribilmente. Oh, se sapessi cosa si soffre qui per montare un’opera! Non ne hai idea: basti il dirti che annoiarono Rossini… Ciò basta… Gl’intrighi, le inimicizie, il giornalismo, la direzione… auff!»
L'anno seguente scrisse La favorita, riciclando pagine di un'opera mai conclusa: L'ange du Nisida. Ricevette anche l'importante nomina a cavaliere dell'Ordine di san Silvestro da papa Gregorio XVI. Ma fu l'invito del Rossini a dirigere l'esecuzione dello Stabat Mater a Bologna l'avvenimento più significativo. Quindi, grazie a una raccomandazione per Metternich vergata da Rossini stesso, Donizetti partì alla volta di Vienna, dove il 19 maggio presentò la Linda di Chamounix.
Si era ormai giunti al 1843, anno di composizione del Don Pasquale. Il libretto, preparato da Giovanni Ruffini sulla base del Ser Marcantonio dell'Anelli fu pesantemente rimaneggiato da Donizetti, al punto che l'autore ritirò la firma: l'opera fu per lungo tempo attribuita a Michele Accursio. La firma "M. A." sta invece per "maestro anonimo". Intanto Donizetti si occupò della rappresentazione francese della Linda di Chamounix e terminò la Maria di Rohan: furono gli ultimi momenti di grande fervore creativo, poi la malattia ebbe il sopravvento. Al Teatro Nuovo (Napoli) il 5 ottobre 1843 avvenne la prima assoluta del lied Addio brunetta, son già lontano, il 28 dicembre della romanza Malvina la bella, il 22 febbraio 1844 della barcarola Sovra il remo sta curvato, il 4 aprile della romanza Se a te d'intorno scherza e il 2 maggio della canzonetta Chi non mi disse un dì.
Dalla penna del maestro uscirono ancora il Dom Sebastien, che riscosse grande successo a Parigi, e la Caterina Cornaro, che invece fu fischiata, con gran delusione di Donizetti, a Napoli.
Gli ultimi trionfi del 1845 si accompagnarono al totale tracollo fisico del compositore che, ormai pazzo a causa della sifilide, aveva lo sguardo spento, un carattere chiuso e diffidente, segnato da manie di persecuzione. L’infezione, dovuta alla sifilide, costrinse Donizetti alla vita vegetativa nel manicomio d'Ivry-sur-Seine, dove fu rinchiuso con l’inganno dal nipote, il quale gli fece credere che il manicomio fosse un albergo e un soggiorno momentaneo. Uscì solo qualche mese prima della morte, grazie all'impegno degli amici che lo riportarono a Bergamo, nel palazzo Basoni Scotti, dove morì nel 1848; la sua tomba si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo.
Gaetano Donizetti morì a Bergamo l'8 aprile 1848. Venne effettuata l'autopsia l'11 aprile, che appurò la causa della morte nella sifilide meningovascolare, le cui lesioni cerebrali erano sicuramente il motivo delle sue forti emicranie.
Venne dapprima sepolto nel cimitero di Valtesse, nella Bergamo bassa, tumulato nella cripta della nobile famiglia Pezzoli. Nel 1875 la salma fu esumata e venne effettuata un'ulteriore autopsia, durante la quale non venne però rinvenuto il cranio del musicista. Venne quindi iniziata la ricerca tra gli otto medici che avevano effettuato il primo esame. Le indagini portarono al ritrovamento della calotta cranica a Nembro, presso un nipote erede del dottor Gerolamo Carchen, presente all'autopsia del 1848 e che aveva presumibilmente sottratto il cranio del musicista complice la disattenzione dei suoi colleghi. Il reperto venne collocato prima nella Biblioteca Angelo Mai e successivamente nel Museo donizettiano. Nel 1875 i resti del compositore furono traslati in Santa Maria Maggiore e deposti nel "Monumento funebre a Gaetano Donizetti", cenotafio scolpito da Vincenzo Vela nel 1855, accanto a quello del compositore tedesco e maestro del Donizetti Simone Mayr. Solo il 26 luglio 1951 la calotta cranica venne posta nella tomba, così da ricomporre l'intera salma del musicista
Bergamo, città natale di Donizetti, gli ha intitolato:
Donizetti apprese alla scuola di Mayr e Mattei una tecnica musicale solida e sicura, basata sui classici viennesi (Gluck, Haydn e Mozart) ed italiani (Palestrina). Debuttò nel teatro musicale con opere ancora influenzate dallo stile rossiniano, allora di moda, ma con caratteri già personali, quali l'attenzione alla psicologia dei personaggi e il maggiore impegno drammatico e patetico nello svolgimento delle situazioni. Ben presto Donizetti scoprì la tradizione operistica napoletana, che rinnovò in senso romantico grazie ad un'ardente ispirazione drammatica e ad una sensibilità musicale lirica e malinconica, e già con Anna Bolena creò un nuovo modello di dramma lirico romantico, svincolandosi definitivamente da Rossini. Si aggiunsero, grazie al soggiorno napoletano, anche influenze della musica popolare, che lo portarono al rinnovamento dei tradizionali schemi e moduli stilistici, soprattutto attraverso l'approfondimento psicologico e umano dei personaggi, sottratti alla schematicità dei propri ruoli e delineati con affetto e partecipazione dal compositore: ciò si nota in L'elisir d'amore, che spezza le barriere tra comico e serio, tramite la creazione di figure (Nemorino, Adina) i cui comportamenti e sentimenti sono volti ora a divertire ora a commuovere a seconda delle esigenze drammaturgiche.essi attribuiva a ogni personaggi una melodia specifica, studiando li soprattutto su un punto di vista psicologico. Nelle opere della piena maturità, Lucia di Lammermoor, La Favorita e Don Pasquale, Donizetti seppe trovare espressioni di definitivo equilibrio e perfezione, sollevandosi da quanto di provvisorio e incerto era nella ridondante e frettolosa produzione precedente, dovuta alle condizioni della vita teatrale del tempo, alle quali, diversamente da Rossini, Bellini o Verdi, non si ribellò mai. Tali opere, nella mirabile costruzione melodica, nell'efficace taglio drammatico, nell'approfondimento psicologico e patetico dei personaggi attuato con una nuova sensibilità romantica, nella compiuta unità stilistica dell'insieme, fanno di Donizetti uno dei maggiori operisti italiani del primo Ottocento e il maggiore precursore di Verdi.
Alla produzione operistica si affiancò una notevole produzione vocale, religiosa (fra cui una Messa da Requiem per i funerali di Bellini), pianistica e strumentale (fra cui 19 quartetti per archi, secondo alcuni studiosi tra i migliori scritti in Italia nel XIX secolo).
La fortuna del Donizetti vivente fu rilevantissima. Nonostante non suonasse alcuno strumento, la sua vena romantica e le straordinarie doti compositive furono riconosciute in tutta Europa, nel "mondo delle capitali" e a livello popolare. Il suo percorso creativo contribuì potentemente a inserire l'opera, prima rivolta al "bel canto", nella più profonda e drammatica teatralizzazione romantica, anticipando così la grande stagione verdiana. Pur rimanendo assai diffuso, dalla fine dell'Ottocento fino al secondo dopoguerra, via via il repertorio donizettiano regolarmente eseguito andò assottigliandosi, fino a restringersi quasi ai soli capolavori assoluti: la Lucia di Lammermoor, per il teatro drammatico, L'elisir d'amore e Don Pasquale, per l'opera buffa. Nel secondo Novecento si è assistito a una diffusa riproposizione delle opere del Donizetti, per impulso di numerosi protagonisti, fra i quali innanzitutto il direttore d'orchestra Gianandrea Gavazzeni, e per merito d'interpretazioni eccezionali, come quella di Maria Callas nell’Anna Bolena, quella di Luciano Pavarotti nella Figlia del reggimento, e quelle di Montserrat Caballé, Leyla Gencer, Joan Sutherland, Mariella Devia.