Testo: Claudio Lolli. Extranei. Il Muto.
Il muto abitava una casa isolata,
abbastanza lontano dal paese,
in cui non arrivavano i rumori,
i suoi muri di gomma tenevano fuori,
le campane assordanti delle chiese.
Il paese nasceva nei pressi di un fiume,
silenzioso e tranquillo come il male,
e sull'altra sponda bagnava,
l'immagine di ghiaccio e di nebbia
di un altro paese quasi uguale.
Il muto riempiva dei suoi grandi silenzi,
le bottiglie e gli oggetti della vita,
si diceva che un giorno aveva parlato,
ma nessuno aveva ascoltato,
la sua strana canzone impaurita.
Si diceva che un giorno aveva accettato,
di misurarsi coi rumori del mondo,
ma troppo tempo, si diceva,
troppo tempo e passato,
per ricordare se avesse una voce d'argento
o solo una voglia di morire
che veniva dal profondo.
Certamente aveva girato molto le strade,
era entrato molto spesso nei bar,
uomo vecchio, forse anche senza memoria,
difficile dire, nessuno sapeva quanti anni avesse,
ma nessuno nemmeno la storia.
Certo gli occhi erano grandi come di un ragazzo
e d'altronde non si era sposato,
ma chi oggi puo dire dopo quel che e successo,
se sia migliore o peggiore,
di quelli che hanno sempre parlato.
Non riuscirono mai a fargli pronunciare un si,
ci provarono i preti ed i notai,
non stupiamoci oggi se si ammutoli,
certamente non ci tradi mai,
certamente non si tradi mai.
E viveva da solo nel paese sul fiume,
con i capelli bianchi sparsi sulla fronte,
senza dire mai niente,
senza amare nessuno,
fino a che costruirono,
fino a che costruirono il ponte.
Claudio Lolli
Claudio Lolli
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