Testo: Ghemon Scienz. Ufficio Immaginazione. Pace.
e certe volte non lo so se per pigrizia o per avidita
faccio discorsi al limite dell'ovvieta tipo che:
amo chi mi ama e annullo chi mi odia
ma il paradosso sta nella normalita
perche finisco con l'amare chi mi odia
e per penalizzare chi mi ama
del resto la mia vita e fatta anche di questo
e la mia pace e diventata un fatto complicato
mo lascio tutto come e dischi
tazze di caffe e wisky
tristi giorni senza te senza piu rischi
senza neanche esserci piu visti o incontrati
sguardi mai piu incrociati
siamo sprovvisti dei nostri sogni e dei ricordi un po piu vecchi
non ho piu il back up dei dati
ora mai questi animi qui vanno sempre nella stessa direzione
come in un plotone di soldati
qui niente piu ci lega qui niente ci si nega
la verita e ne palmi di chi prega
e anche se il cuore e calmo in questa giungla vai alla cieca
cercando sfoghi quotidiani chi di te proprio se ne frega
ora ne esco
la pace interna e pace eterna anche se poi io non la manifesto
devo andare via fare presto
la tranquillita che era la mia la riprendo torna francesco
e infatti gira e rigira
torni sempre a cercare te stesso
o la tua famiglia
o le facce familiari se vuoi
con cui ci si assomiglia
quelli tipo so bene chi sei ma non come ti chiami
tanto sei qua pure domani
e sicuro l'ora e sempre la stessa
continuano a mischiarsi i passi
tra casse spie casse forti casa
blocca le solite prassi
chi si affaccia a distrarsi
lenti a contatto col suolo solo gli ultimi a toccarsi
e suona mono solo ora che aspetti che passi
ne faccio quattro e serve un fondo per impressionarti
impressionisti sulla fisioterapia degli arti
in pezzi misti pessimisti e dai chiodi sbloccarsi
sto in pace quando non mi vuoi
come i figli degli altri
armare le molecole a non rimanerci
ma il rumore e complesso e muore quando fanno stretcing
e la paralisi del tempo dello spazio e nello spazio tra le mani puntiamo a ripossederci
quando restare sulle classiche presente
intascare cinquanta massime
e riscrivere l'arte del niente
ma questa pioggia ci lascia sotto un balcone
a respirarci a fare finta di leggerci nella mente
e alla fine la testa non e l'anima
e ci impegnamo a cercare una stabilita mentale
trascurando il resto.. noi stessi
nel buio del nostro caos bilocale
che l'unico rumore e masticare
e lo ricordo perche e l'unico momento in cui ce ne stavamo zitti
e se e vero che la cioccolata e un antidepressivo
si salvi chi puo
tutto ritorna alla sua casa madre
mentre a me restano le fitte della fame
svuoto soffitte per trovare la mia pace
do un altro morso a questo pane che ha gia tre giornate
basta microporzioni surgelate
molecole di segale e di semole e di sedano
e bicchieri tanto colmi che non mi dissetano
mangio dei piatti che mi segano in due lo stomaco
ma l'appetito non lo sedano
e il mio nervoso ormai e diventato un fatto passionale
e un modo di affrontare il mio passato
di predeterminare il mio futuro
per dire che ogni fatto e eccezionale
infondo gia l'avevo immaginato
somatizzare
mangiare come fosse il modo per ricordarsi come dimenticare
sprofondare
con il telecomando ed il cucchiaio
e l'incubo delle zanzare
cosa cercavi?
cerchi spiegazioni, cause
soluzioni
e tutto dentro le immagini che vivi ogni giorno
tutto dentro queste immagini
e tutto qui
(Grazie a laninnona per questo testo)
Ufficio Immaginazione
Ghemon Scienz
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