Testo: Giorgio Gaber. E Pensare Che C'ra Il Pensiero. Canzone Della Non Appartenenza.
parlato: Quando mi e capitato di nascere, la maggior parte dei miei
simili si era allontanata da Dio. E per colmare questo vuoto aveva scelto come nuovo culto
l'umanita con tutti i suoi ideali di liberta e di eguaglianza. Tuttavia non so se per
coscienza o per prudenza, non riuscendo ad abbandonare completamente Dio, ne ad accettare
fino in fondo l'umanita, siamo rimasti come alla deriva del mondo in quella distanza
aristocratica da tutto comunemente chiamata decadenza. Insomma siamo nati troppo tardi per
Dio e troppo presto per gli uomini.
La grande intesa tra me e l'universo
e sempre stata un mistero
il grande slancio verso la mia patria
non e mai stato vero
il tenero attaccamento al paese natio
mi sembra l'enfasi pietosa di un mio vecchio zio
tutto quello che ho, tutto cio che mi resta
e solo questa mia famiglia che non mi basta.
Quando non c'e nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verita
e una gran dose di egoismo
magari un po' attenuato
da un vago amore per l'umanita.
La mia anima e vuota e non e abitata
se non da me stesso
non so bene da quando l'amore per il mondo
mi sembra un paradosso
ma soffrire per gente di cui non si sa l'esistenza
mi sembra il segno un po' preoccupante di qualche carenza
tutto quello che provo e una vana protesta
e solo questa mia coscienza che non mi basta.
Quando non c'e nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verita
e una parvenza di altruismo
magari compiaciuto
che noi chiamiamo solidarieta.
Ma se guardo il mondo intero
che e solidale e si commuove in coro
i filmati di massacri osceni
con tanti primi piani di mamme e bambini
mi vien da dire che se questo e amore sarebbe molto meglio
non essere buoni.
Se provo a guardare il mondo civile
cosi sensibile con chi sta male
il cinismo di usare la gente
col gusto piu morboso di un corpo straziante
mi vien da urlare che se questo e amore io non amo nessuno
non sento proprio niente.
E invece siamo nati per amare proprio tutti
indiani, russi, americani, schiavi, papi, cani e gatti
e proprio il mondo della grande fratellanza
per nuove suffragette piene d'isteria
o peggio ancora e, quella sporca convenienza
come sempre mascherata dalla grande ipocrisia
la nostra ipocrisia.
Quando non c'e nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verita
e una gran dose di egoismo
magari un po' attenuata
da un vago amore per l'umanita.
E non ci salva l'idea dell'uguaglianza
ne l'altruismo o l'inutile pieta
ma un egoismo antico e sano
di chi non sa nemmeno
che fa del bene a se e all'umanita.
Un egoismo antico e sano
di chi non sa nemmeno
di fare il bene dell'umanita.
Giorgio Gaber
Gaber 96-97
Giorgio Gaber
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