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Testo: Max Gazzè. Tra L'aratro E La Radio. Camminando Piano.


(G. Cantucci ? M. Gazze)

lo scatto teso
il gesto confuso
assente un fremito in concluso esitante

e scie di traiettorie
indomite e casuali
migrazioni in massa e rotte individuali

spiega le tue braccia come fossero argomenti
e abbraccia il tempo dell'inizio e del finale

strabuzzi le tue iridi incomprese
tra un senso di sgomento e il guizzo dell'esilarare

una rantolo che graffia
beccheggia a mezza gola
trafitto dal gorgheggio dello sbuffo circolare

in questo cielo di preghiera
si solleva il madrigale
di campane nella sera

senza spiccioli di venti e di piogge
non si possono cambiare le bufere e i nubifragi

sorprende la certezza
del risveglio e del respiro
cresce l'estasi e svolazza nel pensiero

e richiudi le tue braccia sul segreto
piu inviolabile dei giorni
per nascondere i tuoi rapidi e delebili sogni

camminando piano...

le gaie risatine e le corsette
tintinnano scroscianti inquieti ruscelletti

ci raggiunge improvviso
l'odore umido del bosco

verra un battesimo un perdono passeggero
che lava il sintomo fecondo del presagio
tracciato appena sulla mano

camminando piano...

Stupisce la quiete gli afflati
E mi ritiro al riparo di sicuro
Nella tenerezza secolare
Del tuo smarginato sorriso.